La resistenza batterica agli antibiotici rappresenta attualmente una grave emergenza di sanità pubblica, non solo in ambito ospedaliero ma anche sul territorio.
Questo fenomeno, che riguarda quasi tutto il mondo, potrà avere pesanti ripercussioni sulla salute del cittadino e sulla spesa sanitaria in quanto aumenteranno i ricoveri in ospedale per quei pazienti, affetti da infezioni batteriche resistenti agli antibiotici, che non potranno più essere curati al loro domicilio a causa della inefficacia degli antibiotici.
Le più importanti istituzioni a livello mondiale (OMS, ONU, G8) si sono attivate per mettere in atto strategie utili per arginare questo fenomeno che l’ONU ha definito come “la più grande sfida della medicina contemporanea”. L’OMS, per contrastare le resistenze batteriche, suggerisce un approccio “one-health” cioè che coinvolga tutte le figure professionali che possono intervenire per contrastare questo fenomeno e quindi medici, farmacisti, veterinari ma anche i cittadini.
I risultati di un’indagine promossa dal Regno Unito hanno ipotizzato che nel 2050 si registreranno 10 milioni di decessi all’anno nel mondo in seguito a malattie infettive sostenute da batteri resistenti e quindi non più curabili con gli antibiotici: una vera strage. Si rischia che le infezioni batteriche diventino la prima causa di morte nel mondo, precedendo addirittura le temutissime patologie oncologiche che mietono, ogni anno nel mondo, circa 8 milioni di vittime.
Pertanto bisogna far di tutto per mantenere efficaci gli antibiotici disponibili onde scongiurare il rischio di tornare all’era pre-antibiotica quando la mortalità infantile era superiore al 20% e si moriva per polmonite, tifo, tubercolosi e tante altre malattie infettive che oggi non destano alcuna preoccupazione potendo disporre di armi efficaci.
Bisogna coinvolgere i medici e gli odontoiatri che dovrebbero prescrivere gli antibiotici solo quando sono necessari, i veterinari responsabili degli allevamenti degli animali da reddito non dovrebbero utilizzare questi farmaci per favorire l’aumento di peso degli animali e i farmacisti che, avendo un rapporto privilegiato con il cittadino, potrebbero informarlo sull’uso corretto degli antibiotici.
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